Bilancio di Responsabilità Sociale

Continuiamo a sperimentare per costruire nuove risposte per nuovi bisogni

Incipit a cura di Danila Severino socia fondatrice – Presidente e Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva.

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Giochi di ruolo e autismo ad alto funzionamento

Nell’ambito del trattamento riabilitativo ho voluto sperimentare un programma per l’umanizzazione e personalizzazione degli interventi, attraverso l’utilizzo dei Giochi di ruolo con ragazzi autistici ad alto funzionamento.

Alcune tra le caratteristiche principali del funzionamento delle persone dello spettro autistico sono la difficoltà nell’approccio relazionale e la scarsa flessibilità mentale. Uno studio pilota condotto a Seattle da Adam Davis e Adam Johnes ha valutato l’impatto che su queste difficoltà poteva avere la partecipazione ai giochi di ruolo a tema fantasy in cui i giocatori si ritrovano immersi in situazioni e scenari di ogni tipo nelle vesti di personaggi immaginari, pensati da un coordinatore chiamato Master, che nella storia prendono vita e agiscono in modo personale ed originale ma tenendo sempre conto , nell’affrontare le difficoltà, del confronto empatico e strategico con gli altri giocatori. Questa situazione “protetta” consente alla persona autistica di ridurre l’”ansia sociale”, fungendo da facilitatore nella sperimentazione della relazione e delle strategie di problem solving.

Gli obiettivi specifici sono: Stimolare l’immaginazione e migliorare la flessibilità cognitiva, Migliorare il problem solving, Migliorare la capacità di teoria della mente, Promuovere i comportamenti collaborativi, Favorire la socialità e l’amicizia.

Già da diversi anni in molti paesi si sono intraprese esperienze di gioco di ruolo che coinvolgono persone dello spettro autistico, a partire dallo studio pilota condotto a Seattle da Jones e Davis fino alle prime esperienze realizzate nel nostro paese dal Laboratorio Educativo Cuoremente di Spazio Asperger Onlus con il progetto Lab GDR nel 2014, alla Fondazione Volta Di Como nel 2020.

La nostra esperienza in realtà inizia dal basso, dall’osservazione dei nostri bambini che crescono e si avviano all’adolescenza dove la socialità esplode, diventa il centro di tutto; la comunicazione acquista sfumature e profondità nuove e difficili da decodificare e da emulare; il gruppo diventa un organismo unico e imprevedibile che senza una guida specifica non contempla l’inclusione.

I nostri adolescenti restano ai margini più che mai. Eppure, come i loro coetanei amano il gioco, soprattutto i giochi da tavolo, si sono allenati per anni a rispettare le regole di un gioco e adesso queste sono una certezza, un passepartout che apre le porte del mondo; e poi amano i mondi paralleli, il passato e il futuro poiché tutto ciò che non è in questo spazio e in questo tempo li rassicura; sono “qui “e “ora” i veri nemici, prodighi erogatori di ansia e precarietà.

Sono entrata in contatto con i giochi di ruolo attraverso mio figlio che, verso i 15 anni, ha cominciato a partecipare alle campagne di D&D, appassionandosi moltissimo; a volte mi facevo raccontare, cercavo di capire questa modalità di gioco così diversa e via via che ne comprendevo il funzionamento mi venivano in mente i miei ragazzi.

Ho deciso di parlarne con loro per sondare se l’idea potesse interessarli.

Ho raccolto 5 adesioni, due ragazze e tre ragazzi tra i 12 e i 16 anni, ho contattato un giovane Master disponibile a intraprendere questa esperienza con noi; insieme abbiamo preparato il materiale necessario: la traccia e l’ambientazione, le schede dei personaggi, il tabellone, i dadi…

Il primo incontro è servito per spiegare meglio il gioco e le sue finalità, sono state mostrate immagini e video e i ragazzi sono stati coinvolti in brevi dinamiche di ruolo con il master a scopo dimostrativo.

Nei sei incontri successivi i ragazzi sono stati condotti progressivamente verso la nuova modalità di gioco con l’utilizzo del gioco di D&D da scatola in cui il materiale, più strutturato e concreto, facilita la comprensione delle regole; inizialmente i ragazzi hanno fatto fatica ad abbandonare l’idea del turno, del punteggio, della vittoria personale ma la sfida più grande è stata far capire loro che la vera finalità del gioco è il gioco stesso, la collaborazione del gruppo, i ragionamenti e i confronti sul da farsi per affrontare un nemico comune, l’affidarsi al compagno che ha più risorse da mettere in campo in quel dato momento, strategia, problem solving, collaborazione, empatia e tanto gioco insieme in un mondo protetto in cui ognuno può essere chi vuole.

L’ultima campagna è avvenuta senza il supporto strutturato: un’unica sessione di tre ore in cui affrontare e risolvere un mistero che affliggeva una cittadina sotterranea in un mondo post apocalittico con il solo aiuto delle loro strategie e dei dadi.

Il tempo è volato in un soffio, grande attenzione grande entusiasmo e la richiesta di tutti di ripetere ancora l’esperienza. Un’esperienza positiva, dunque, sotto tutti i punti di vista.

La sfida adesso però sarà condividerla con altri ragazzi, compagni di scuola, fratelli, amici dei fratelli affinché attraverso il gioco possano scoprire che la diversità può essere un vantaggio se sei un Bardo cieco e per questo puoi guidare i tuoi compagni nelle buie segrete sotterranee verso la salvezza.

La redazione del Bilancio Sociale e i riferimenti normativi

La redazione del Bilancio sociale rappresenta l’esito di un percorso attraverso il quale l’organizzazione “rende conto”, a tutti i portatori di interesse, interni ed esterni, della propria missione, degli obiettivi, delle strategie e delle attività, in una logica multidimensionale che tiene conto degli aspetti sociali ed economici. La cooperativa San Martino ha così pianificato le fasi necessarie alla rendicontazione sociale attenendosi ai seguenti principi-guida:

 

L’art, 9 del D. Lgs. 112/17 ed il DM del 4/7/2019 stabiliscono l’obbligo della redazione del bilancio sociale e le relative linee guida, a partire dall’esercizio 2020, per le imprese sociali (comprese le cooperative sociali).

L’articolo 14 del D. Lgs. 117/2017 ed il DM 4/7/2019 prevedono l’obbligo per tutti gli enti del terzo settore), della redazione del bilancio sociale, a partire dall’esercizio 2020. Lo schema che segue risponde a queste previsioni ed è applicabile a tutti gli enti del terzo settore, riportando specifiche alternative indicazioni laddove lo richieda la tipologia dell’ente, con principale riferimento alle cooperative sociali ex L. 381/91.

Il CDA ha individuato un gruppo di lavoro costituito dai responsabili/coordinatori di processo, coordinato dalla Direzione Generale.

Il gruppo di lavoro ha definito una bozza di struttura e una metodologia per la rendicontazione sociale, ha raccolto i dati economici, sociali, le registrazioni della Qualità e coinvolto i principali portatori di interesse attraverso – incontri – interviste individuali: – focus group – momenti di coinvolgimento strutturati – questionari”. La versione definitiva del Bilancio sociale è stata portata in Assemblea Soci contestualmente al bilancio d’esercizio per l’approvazione, prima di procedere alla comunicazione e divulgazione all’interno e all’esterno dell’organizzazione.