Le difficoltà nell’interazione sociale, nella relazione con l’altro e nella comunicazione sono tra i criteri di base per una diagnosi di funzionamento dello spettro autistico. Già a partire dai primi mesi di vita, i segnali sociali innati risultano compromessi a vario livello: lo sguardo, il sorriso, l’interesse per il viso, l’attenzione congiunta, l’emozione congiunta non si sviluppano nei tempi e nei modi consueti; proseguendo, la difficoltà di assumere la prospettiva dell’altro (Teoria della Mente) e di empatizzare, conduce all’accumularsi di esperienze relazionali fallimentari che portano la persona con autismo a cercare certezze e stabilità in sè stessa, evitando le relazioni sociali e ripiegando su quell’isolamento sociale che in realtà è rifugio e non scelta. Infatti, la motivazione alle relazioni sociali è spesso molto alta nel bambino con autismo, tuttavia, egli manca degli strumenti necessari a portare a buon fine tale motivazione, egli infatti possiede un repertorio insufficiente di ABILITÀ SOCIALI.

Le abilità sociali comprendono le abilità strumentali (autocontrollo, rispetto delle regole, fare richieste, dare informazioni…) e le abilità relazionali (gestire le proprie emozioni in relazione a quelle altrui, empatia, teoria della mente sociale…).

L’intervento riabilitativo sulle abilità sociali non può prescindere da un lavoro svolto in gruppo con i pari. Per i più piccolini l’accento è posto sulle abilità STRUMENTALI, ovvero la capacità di condividere con i pari, spazi, materiali e attività, rispettando le regole del setting ma anche promuovendo la propria iniziativa e la propria autodeterminazione in un clima positivo in cui sperimentare anche la condivisione emotiva e la gestione della frustrazione. Sempre con i più piccoli (ma questo percorso prosegue nel tempo evolvendosi in modo personale per ogni bambino), si affronta il lavoro sulla Teoria della Mente, abilità necessaria per uno sviluppo soddisfacente delle capacità relazionali, partendo dalla capacità di assumere ed integrare punti di vista sensoriali differenti, passando attraverso la diversa prospettiva del pensiero e la comprensione delle false credenze per giungere infine al riconoscimento dello stato emotivo altrui (Teoria della Mente Sociale).

L’intervento sulle abilità RELAZIONALI rivolto a bambini e ragazzi con AS e HF si avvale dell’utilizzo della terapia relazionale emotiva comportamentale (REBT) che, attraverso tecniche e strategie cognitivo -comportamentali, agevola la comprensione, l’apprendimento e l’automatizzazione di comportamenti sociali integranti, passando attraverso il riconoscimento delle proprie e delle altrui emozioni e dell’influenza che su di esse hanno gli atteggiamenti mentali (metodo ABC), nonché l’apprendimento di tecniche e strategie per la gestione e il controllo delle emozioni stesse. Tale approccio si sviluppa in attività svolte in piccolo gruppo dove la condivisione e il confronto permettono di sperimentare gli apprendimenti in un ambiente protetto affinché possano essere interiorizzati e generalizzati in ambiente naturale. Le modalità di lavoro comprendono attività strutturate al tavolo (schede, giochi di ruolo, progettazione condivisa, conversazione) e attività libere, spontanee e aggreganti (gioco libero condiviso, visione di filmati, lettura di storie).

Per la valutazione delle abilità sociali utilizziamo:  il protocollo ABLLS-R ed il questionario SRS. Il primo è un protocollo di valutazione di un insieme di abilità apprese compilato a seguito di un’osservazione diretta, non è uno strumento standardizzato poiché non paragona i punteggi ottenuti ad un campione statistico di bambini della stessa età. Sono state oggetto di valutazione tre scale del suddetto protocollo, la scala K, L ed M che valutano rispettivamente: abilità di gioco/svago, abilità di interazione sociale ed istruzione di gruppo.

Il secondo invece, è un questionario composto da 65 items che permette di valutare la percezione di genitori e insegnanti sulle modalità di comportamento sociale, sulla comunicazione e comportamenti ripetitivi e stereotipati di bambini di età compresa tra i 4 e i 18 anni.

Si suddivide in 5 sottoscale di trattamento le quali non possiedono invece dei punteggi soglia, ma la loro utilità è finalizzata  a misurare l’efficacia di un piano di trattamento nel tempo, rispetto a queste aree:

  • Consapevolezza sociale: capacità di percepire e cogliere i segnali sociali;
  • Cognizione sociale: capacità di interpretazione cognitiva dei segnali sociali percepiti;
  • Comunicazione sociale: include abilità espressive di comunicazione sociale;
  • Motivazione sociale: motivazione nell’intraprendere un comportamento sociale interpersonale;
  • Manierismi autistici: includono comportamenti stereotipati e gamma di interessi ristretti.

 

L’obiettivo di tale valutazione  è quello di identificare le abilità che necessitano di un intervento tempestivo al fine di costruire un piano di intervento personalizzato.

 

La durata del percorso è variabile e tuttora in sperimentazione e dipende da fattori come l’età, il livello cognitivo e di consapevolezza, la motivazione, la collaborzione con la famiglia e con la scuola.